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Donuts e Popdots: non c'è ciambella senza buco

La ciambella dolce è un grande classico, declinato in tantissime varianti, come la donuts statunitense. E poiché non c’è ciambella senza buco, per un sillogismo aristotelico possiamo dire che lo è anche il suo buco! Tanto più adesso che anche il buco della ciambella è diventato un fantastico dolcetto: i Popdots di Fine Food Group!

Ma che storia ha la ciambella? Troviamo esempi di ciambelle dolci cucinate fritte fin dai tempi più antichi: possiamo risalire ai greci e ai romani, che le ricoprivano con miele. Un testo autorevole,  l’Oxford Companion to Sugar and Sweets dello studioso gastronomico Michael Krondl, riporta una testimoninza risalente allo scrittore egizio Ateneo di Naucrati, nel III secolo d.C., che parla di un impasto fritto in olio d’oliva e ricoperto di miele. I dolci col buco in mezzo sono diffusi non solo da tempi remoti, ma anche geograficamente. Se ne trovano esempi un po’ dovunque, dai cinesi youtiao ai churros spagnoli, passando per gli ebraici sufganiyot o le graffe partenopee.

Ma la ciambella che ha conquistato l’immaginario mondiale, grazie senz’altro anche all’iconografia di cinema e televisione, è la ciambella statunitense, quella glassata e multicolore, che piace da morire agli investigatori di Twin Peaks o meglio ancora, al mitico Homer Simpson. Sono le doughnut, diventate poi Donuts, il nome con cui vengono comunemente indicate.

La americane Donuts sono europee

Eppure, anche le Donuts non sono poi così americane! Come quasi tutto quello che compone la cultura statunitense, anche questi dolci hanno origini europee, e nella fattispecie olandesi.

Furono infatti i primi coloni olandesi a portare nel Nuovo Continente la ricetta di un dolce cotto nel grasso animale, chiamato Olykoeks (che si traduce alla lettera come “palle d’olio“). Si tratta di un impasto lievitato di uova e farina, fritto nell’olio. La ricetta, contenuta nel libro De Verstandige Kock (Il cuoco avveduto), approda così nel piccolo centro chiamato New Amsterdam, fondato nel 1625 in quel luogo che poi sarebbe diventato Manhattan, il cuore della city più famosa del mondo: New York.

Per qualche secolo, la ciambella così preparata restò patrimonio della comunità olandese, e olandese fu il primo negozio che li mise in vendita, aperto a Broadway da una tal Anna Joralemon nel 1673. Ma attenzione: questo precursore della nostra ciambella non era ancora tale! Certo, gli mancava il buco!

Per il buco, dobbiamo aspettare il 1847, quando Hanson Gregory, capitano di nave del New England, trovò il modo di ovviare a un inconveniente che si ripeteva nella cottura dei dolci che sua madre Elizabeth aveva preparato per la sua ciurma, con il proposito di tenere a bada lo scorbuto. In cottura, questi dolci restavano crudi al centro. Per evitare che ciò avvenisse, compromettendo la buona riuscita di un cibo che aveva anche un certo costo, il capitano pensò bene di rimuoverlo del tutto.

È da allora che la ciambella ritrova il suo buco e decolla per la definitiva consacrazione a celebrità. Ma tenete a mente: dove finiva quel piccolo bottone d’impasto? Lo ritroveremo presto!

Donuts: la conquista dell’America

Il successo di questo dolcetto è straordinario. Nelle due guerre mondiali, ha un ruolo importante di anti-depressivo, e assurge a una fama che non perderà mai più. A cosa si deve tanto successo? Sicuramente alla sua forma, così allegra che ricorda un giocattolo della prima infanzia. Ma, analizzando la cosa anche dal punto di vista economico, anche alla semplicità dei suoi ingredienti, che lo rendono abbordabile anche nella produzione. A maggior ragione quando viene inventato, a metà dell’Ottocento, il lievito chimico e poi, successivamente nel secolo dopo, i macchinari per la produzione in serie. Ma andiamo per ordine.

Tradizionalmente, la ciambella era preparata con un impasto di farina, zucchero, sale, acqua o latte, a volte uova, burro e olio, con l’aggiunta di con lievito di birra o lievito naturale. Il processo di lievitazione durava per molte ore, e solo dopo si poteva arrotolare l’impasto, tagliarlo e poi friggerlo nell’olio bollente. Quando nel processo s’inserisce il nuovo ritrovato chimico, che consente di dimezzare i tempi di preparazione, la produzione delle ciambelle conosce una grande impennata. Il dolcetto costa così poco che durante la Grande Guerra e nella Grande Depressione, era uno dei pochi conforti che i soldati e la popolazione potevano permettersi.

Ma è degli anni Trenta che, con la nascita della prima catena Krispy Kreme, i doughnut si diffondono dovunque. A rendere possibile questa crescita è senz’altro stata l’invenzione della macchina per la produzione in serie inventata nel 1921 da un immigrato russo di nome Adolph Levitt.

Donuts, la contesa della ciambella col buco

La catena Krispy Kreme è stata la prima, arrivando in meno di 20 anni a un totale di 29 fabbriche in 12 stati e continuando a crescere senza sosta. Oggi  le fabbriche sono oltre 350 e i negozi a marchio in tutto il mondo superano i 1000.

Ma un altro concorrente temibile nasce pochi anni dopo. Si tratta della celebre azienda Dunkin’ Donut. Dal 1950, anno in cui il suo inventore William Rosenberg apriva il primo negozietto, ad oggi, le caffetterie Dunkin’ Donut sono più di 12.000 in ben 42 paesi. Lo schiacciante successo di questa catena si deve senza dubbio alla sua scelta di usare esclusivamente il lievito chimico, mentre la Krispy Kreme è rimasta fedele alla ricetta originale che utilizza lievito di birra.

Ma anche la scelta del nome ha avuto un importante impatto: come insegnano le leggi del marketing, la Dunkin’ Donut, contraendo la parola “doughnut” in direzione della sua pronuncia semplifica il nome della ricetta e la fa entrare a gamba tesa nel lessico e, di conseguenza, nel consumo quotidiano del popolo americano. Ancora oggi quelle della Krispy Kreme sono doughnut, mentre le celeberrime Donuts sono già nel nome della catena concorrente.

Se “doughnut” resta il nome corretto, tuttavia la nostra ciambella ha avuto tutta la sua fortuna con il nome contratto di Donuts. Si chiama infatti National Donut Day il giorno celebrativo che cade ogni primo venerdì di giugno, istituito nel 1938 dall’Esercito della Salvezza. Con l’intento di raccogliere fondi per i bisognosi, l’occasione della festa rende onore alle volontarie che durante la prima guerra mondiale ebbero la geniale idea di friggere le ciambelle nei loro elmetti per distribuirle ai soldati stremati. Sono Margaret Sheldon e Helen Purviance, che il mondo ricorderà come “Donuts girls”.

In Fine Food Group donuts diventa Dots!

Questa simpatia verso la semplificazione ci porta verso un’ulteriore contrazione del nome. Per questo nel nostro catalogo trovi le famose e immancabili ciambelle con il nome di Dots. Non per caso però: come saprai, dot in inglese significa punto. Il punto è tondo, e così sono anche le nostre ciambelle. Ma ancor più tondo delle ciambelle è il suo buco!

Il vero cuore della ciambella a ben pensarci è proprio il suo buco. La sua fortuna, la sua particolarità, il suo centro ipnotico… Tutto quello che rende una ciambella davvero interessante è proprio il suo buco. Ma cosa diresti se oggi questo buco tornasse a noi, pieno di gusto e di sfiziosità? È proprio quello che è successo con i nostri Popdots.

I Dots e i Popdots

Nel sito di Fine Food Group trovi la categoria Piccola pasticceria. Se è piccola, lo è di certo solo nel formato! Ci sono infatti al suo interno dei grandissimi e golosissimi dolci, tra cui le nostre ciambelle, chiamate Dots.

Ne trovi diversi tipi, tutti coloratissimi e attraenti. Eccoli:

  • Triple Chocolate Dots – ciambella ripiena di crema al cioccolato guarnita da pepite di cioccolato bianco, fondente e al latte;
  • Red Dots with cookies – ciambella con glassa dal vivace colore rosso, guarnito con pezzetti di biscotto alla vaniglia e cioccolato;
  • Purple White Dots – ciambella con glassa viola, guarnito da pezzetti di cioccolato bianco;
  • Candy Dots – ciambella glassata arricchita da colorate codette di zucchero;

Ma finalmente vogliamo parlarti dell’ultima invenzione, quella che ci restituisce il buco della ciambella, trasformandolo in golosi bocconcini uno tira l’altro. Sono i Popdots, in tre gusti!

Popdots, divorali tutti

Ed eccoli qui, in tre golosi gusti, i Popdots sono un’idea semplice e irresistibile, che utilizza l’impasto delle ciambelle per realizzare dei bocconcini dolci a cui è davvero difficile resistere.

Nel tipo semplice ricoperto di zucchero semolato, o nero, ricoperto da glassa al cioccolato fondente oppure bianco, ricoperto da glassa al cioccolato bianco, puoi offrire  i Popdots nel loro speciale cartoccetto. Un piccolo cono di golosità che funziona come una coccola! I Popdots trovano una speciale collocazione nel tuo locale grazie all’espositore fatto apposta, che li propone in tutto il loro splendore.

Provali, gustali e inseriscili nel tuo locale. I Popdots sono irresistibili, perché hanno la magia del buco!