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Hamburger: 10 ricette originali made in USA

Se si chiama hamburger, un motivo ci sarà!

È americano ma si chiama hamburger, che letteralmente significa “di Amburgo”, la città tedesca famosa non solo perché ha ospitato i Beatles prima che i Fab Four diventassero tali (lo sapevate, si?) ma soprattutto per il suo porto, il più importante d’Europa insieme a quelli di Rotterdam e Anversa. Nei secoli scorsi, da Amburgo partivano le grandi navi che collegavano il vecchio mondo con l’America, l’enorme territorio colonizzato dagli europei.

Deve essere stato così che, come la stragrande maggioranza delle cose, una specialità proveniente dalla città di Amburgo come la polpetta di carne macinata graditissima dai marinai, una volta sbarcata in terra americana ha preso connotati nuovi e ha restituito la pariglia, colonizzando a sua volta le abitudini culinarie del resto del mondo.

La carne macinata cucinata a polpetta e infilata in un panino caldo era probabilmente un pasto veloce che i marinai, una volta messo piede a terra, divoravano ben volentieri, per placare un più che giustificato appetito.

Questa preferenza non deve essere sfuggita all’attenzione dei numerosi venditori di cibo per strada, che hanno quindi cominciato a proporla, contribuendo così a creare la definitiva versione dell’hamburger di stampo made in Usa, che oggi conosciamo.

Chi ha inventato l’hamburger made in USA?

La diatriba su chi sia il vero e unico padre dell’hamburger alla maniera degli Stati Uniti va avanti da secoli e non sembra possibile mettere la parola fine alla questione.

Di sicuro, verso la fine dell’800, è possibile rintracciare diversi nomi che hanno contribuito a creare l’hamburger nella ricetta tradizionale, made in USA.

I nomi più accreditati sono quelli di Charlie Nagreen, dei fratelli Menches, di Oscar Bilby, di Davis Fletcher, ognuno di questi provenienti da Stati diversi. Nagreen nel Wisconsin, i Menches in Ohio, Bilby in Oklahoma e Fletcher in Texas. Tra tutti però, quello che per primo diede vita a una ricetta codificata nel suo locale, pare sia stato uno chef di nome Louis Lassen, in Connecticut.

Il Louis Lunch, il locale di Lassen ricavato da un “Food Wagon”, è attivo ancora oggi e serve la ricetta originale, offerta per la prima volta a un cliente agli albori del nuovo secolo, il 1900.

Nel tempo, la natura artigianale della polpetta creata da Lassen o dai suoi antagonisti nei vari stati degli USA, ha lasciato il posto a una produzione sempre più industrializzata, e anche il pane, che inizialmente era del semplice pane in cassetta, è stato sostituito dal tipico bun, il panino studiato appositamente per accompagnare l’hamburger – del quale puoi sapere di più leggendo questo articolo.

Ma come spesso accade, il percorso della storia è circolare e più la fama e il gradimento di questo geniale piatto continua nel tempo, più si ritorna a un’elaborazione artigianale, dovuta alla passione e alla ricerca di chef ed esperti che hanno messo a punto regole, punti forti e “must” dell’hamburger, anche in versione gourmet.

L’hamburger: popolare e gourmet al tempo stesso

Abbiamo visto come l’origine di questo piatto sia assolutamente popolare e tutto sommato, come sia rimasto tale e come questa caratteristica abbia decretato il successo duraturo e ampio di cui gode.

Inevitabile pensare alle grandi catene come McDonald’s e compagnia bella, che hanno divulgato nel mondo intero la cultura del burger, con patatine e coca cola, che più american style non si può. Ma i termini quantitativi di questa distribuzione sono stati del tutto inversamente proporzionali a quelli qualitativi.

Purtroppo, per molti anni il burger da fast food ha accumulato storie miserande che gli hanno guadagnato la fama di junk food per eccellenza. Basti pensare al tristemente famoso esperimento condotto e raccontato nel film “Supersize me”, dal documentarista Morgan Spurlock nel 2005. Il coraggioso reporter ha mangiato per un intero mese al fast food più famoso del mondo, nutrendosi esclusivamente dei cibi in lista nel suo menu, riportando al termine uno spaventoso aumento di peso, e numerosi sintomi organici tra cui tachicardia e importanti stati depressivi.

Ma anche grazie a denunce come queste, insieme all’aumento di consapevolezza – mai abbastanza alta, comunque – da parte dei consumatori, l’attenzione dei produttori di hamburger a una maggiore qualità e a un controllo rigoroso è salita in modo esponenziale, aprendo la strada a una vera e propria rivalutazione di questa pietanza. L’hamburger è arrivato dunque alle luci della ribalta: è stato rivisitato da grandi chef, diventando una “sciccheria” protagonista del menu di locali prestigiosi.

Sono tanti i locali, infatti, che si sono specializzati nella realizzazione di burger favolosi, il cui successo si basa in larga parte sulla qualità della carne, senza strafare con combinazioni troppo estrose o eccessivamente abbondanti.

Le regole dell’hamburger perfetto

La materia prima dell’hamburger è tradizionalmente la carne di manzo. Che questa carne sia di qualità è naturalmente la prima condizione da rispettare per poter offrire un hamburger di alto livello.

Ma non basta!

È bene per esempio fare caso ai tagli e preferire un manzo non eccessivamente magro. Un hamburger con una percentuale di grasso adeguato resta succoso, mentre con una carne troppo magra il rischio “effetto cartone” diventa terribilmente alto.

Anche un’eccessiva presenza di spezie e condimenti all’interno dell’impasto di carni può essere una scelta sbagliata o denunciare una scarsa qualità della materia prima di base. Se la carne dell’hamburger è buona, troppo condimento può solo rischiare di coprire il suo ottimo sapore.

Per quanto riguarda il metodo di cottura, tradizionalmente l’hamburger va cotto alla griglia.

Un supporto che va sempre pulito alla perfezione, meglio se con uno strato di olio finale, per accogliere la carne da cuocere senza aggredirla. Una griglia ben calda e non troppo affolltata garantisce una reazione di Maillard perfetta, quel processo per cui la carne dell’hamburger produce una leggera crosta all’esterno trattenendo all’interno tutti i suoi succhi.

Una volta posizionati sulla griglia ad alta temperatura, l’hamburger non va girato troppe volte. Gli esperti suggeriscono di girarlo una volta sola, utilizzando una spatola apposita.

Anche se il grado di cottura è soggettivo – come recita l’adagio: c’è chi la vuole cotta c’è chi la vuole cruda 🙂 – il suggerimento in caso di un hamburger di qualità è non cuocerlo mai del tutto! In ogni caso, a cottura ultimata, l’hamburger va lasciato riposare qualche minuto, in modo che si stabilizzi creando un equilibrio tra morbidezza interna e croccantezza esterna, ma ovviamente non bisogna arrivare al punto che si raffreddi!

Burger: una questione di equilibrio

Dalla sua versione originale, con la polpetta di carne, la salsa preferita e ben poche altre cose, oggi la tendenza è quella della creatività sfrenata. Succede così di trovarsi di fronte a dei veri e propri “mostri”, fatti di mille strati, che mettono insieme una quantità di ingredienti spaventosa creando soltanto un’imbarazzante accozzaglia, difficile da mandar giù.

La creatività in cucina è una cosa magnifica! Noi in Italia ne sappiamo qualcosa e abbiamo ancora e sempre diverse cosette da insegnare al resto del mondo. Ma la creatività non è soltanto una cosa istintiva e selvaggia, al contrario. Nasce anche dall’esperienza, dal raffinare la propria naturale sensibilità con la sperimentazione, rischiando ma sapendo anche essere i primi severi giudici del proprio operato.

Qualche suggerimento per imbrigliare la creatività più indisciplinata può, quindi, tornare utile:

  • non promuoviamo quindi abbinamenti “kitsch”, ma ricerchiamo l’equilibrio anche nell’accostare sapori e consistenze inusuali;
  • ogni ingrediente ha il suo perché. Scegliamo dunque le salse giuste, quelle capaci di amalgamare i vari componenti senza coprire il gusto di ognuno;
  • poniamo un’attenzione quasi maniacale al tipo di pane che scegliamo per realizzare il nostro burger: l’effetto poltiglia è assolutamente da evitare!
  • non esageriamo con le verdure fresche: se il burger deve attendere qualche minuto prima del suo consumo (è il caso di un delivery, ad esempio), l’insalata e il pomodoro potrebbero perdere la loro croccantezza diventando immangiabili.

Hamburger: non solo di manzo, non solo di carne…

Anche se finora abbiamo parlato di hamburger made in Usa, dunque fatto come tradizione comanda con carne di manzo, è impossibile ignorare che oggi l’hamburger ha conosciuto un’evoluzione importante, al punto che con la massima facilità è possibile trovare ottimi hamburger che della carne non hanno nemmeno il più vago ricordo.

Sono “a forma di hamburger”, anche specialità di pesce, come il Salmon burger, una soluzione per burger alternativi, da accostare a avocado, insalata, mais e creme.

O il Chicken Burger, tutto a base di pollo, che caratterizza il burger con il suo gusto leggero.

Ma la vera alternativa all’hamburger tradizionale sono gli hamburger vegetali, adatti quindi a chi non mangia carne e anche a chi non mangia nessuna materia prima proveniente dal mondo animale, come i vegani.

Gli hamburger vegetali necessitano naturalmente più di quelli di carne, di processi trasformativi. Una verdura deve subire diversi passaggi prima di poter essere assemblata in forma di “polpetta schiacciata” e cotta senza rischiare di ottenere tante belle briciolone vegetali!

Tuttavia, i risultati di questa ricerca sono eccellenti!

A cominciare dall’esperimento rivoluzionario fatto dalla Beyond Meat, un’innovativa azienda americana che ha messo a punto un burger perfetto per chi ama alcune caratteristiche della carne, come la succosità, ma preferisce non mangiarne. Una scelta a volte obbligata da motivi di salute, oppure da motivi etici e ecologici, perché convinti della necessità di ridurre le emissioni di CO2, dovute in quantità impressionanti agli allevamenti intensivi di bovini. Il Beyond burger racchiude infatti le migliori qualità della carne, tra cui un caldo colore rosato, escludendone gli aspetti peggiori, come il colesterolo. Non contiene ingredienti OGM e contribuisce a ridurre l’inquinamento.

Molte proposte di hamburger veg sono a base di verdure nostrane, come quella di melanzane, o il mini burger di zucca e carote, o quello con broccoli e kale (da noi conosciuto con il nome di cavolo riccio).

Vegan burger di alta qualità ce le propone anche Salomon, come il MEDITERRANEAN VEGGIE BURGER, con verdure grigliate, o Lambweston con il suo PotatoRosti Burger.

L’hamburger Moving Mountains infine, fatto con proteine di piselli e grano, cocco e funghi, risolve ogni conflitto per chi ama la carne ma non vuole o non può mangiarne, senza alcun compromesso sul gusto.

10 ricette per hamburger made in Usa

1. American Burger

Ecco la ricetta del tipico burger made in Usa, senza spostarsi di una virgola dalla classicità. Ecco quello che serve:

  • hamburger di manzo della linea Premium, in diversi pesi;
  • due fette di pomodoro da insalata;
  • cetriolini;
  • anelli di cipolla fresca;
  • foglia di lattuga;
  • ketchup e maionese q.b.;
  • Per il bun, la scelta è tra il Plain e il Sesame bun, da passare sulla piastra.

2. Mexican Burger

Inseriamo un ingrediente tipico della cucina ispanica, molto diffuso in Messico e nella cucina Tex-Mex: il chorizo, la salsiccia messicana dal leggero sentore affumicato.

3. Ranch Burger

Con l’aggiunta delle tipiche insalate americane e una croccante fettina di bacon, ecco un burger molto americano:

4. Angus Burger

Protagonista della ricetta, l’hamburger di carne di manzo Angus, la pregiata carne particolarmente tenera, diffusa in tutto il territorio americano; una particolare razza di Angus americano è quello argentino.

5. Big Kahuna Burger

Un burger diventato famoso al cinema, perché citato nel celeberrimo film di Quentin Tarantino “Pulp Fiction”. La ricetta dovrebbe essere più o meno la seguente:

6. Pepperoni & Meat burger 

Per restare in clima cinematografico, ecco una ricetta di “broccolino”, in stile “C’era una volta l’America”, grazie all’aggiunta di ortaggi tipici della cucina italiana. Perfetta da far interpretare al Ciccio Burger di Fine Food Group, l’hamburger alto e succoso re della griglia.

7. Texas Chili burger

Ecco una ricetta un po’ sovrabbondante, in perfetto stile Tex-Mex. In questa ricetta originale infatti, oltre a quella dell’’hamburger, c’è anche la carne del chili. Ma gli americani, si sa, esagerano sempre… 🙂 È l’occasione quindi di sostituire il classico hamburger di carne con un tipo vegetariano.

8. Giant Burger

Preparato con un pane e un hamburger extralarge, questa ricetta abbina alla carne verdure fresche, raggiungendo un perfetto equilibrio e un valore nutritivo bilanciato.

  1. hamburger di manzo Hitburger Giant;
  2. Red & White cheese formaggio a fette;
  3. Insalata riccia;
  4. ravanelli a fette;
  5. salsa Yellow Mustard;
  6. Per il bun, la scelta obbligata va sul Sesame Mega Bun.

9. Italian Burger

Una nota nazionalpopolare per questa ricetta che introduce un ingrediente tutto italiano, anzi addirittura meridionale, che in Usa è reperibile sono nei negozi altamente specializzati: la mozzarella di bufala.

10. Salmon Burger

Chiudiamo con un burger di pesce, molto amato in terra statunitense. In questo burger inseriamo un hamburger di salmone leggermente affumicato, dal sapore intenso che si abbina magnificanente a ingredienti dal gusto fresco come l’avocado.

Per ogni hamburger il suo bun

Per ogni ricetta, il suggerimento sul pane da abbinare è fondamentale. Un buon burger infatti non si compone solo con gli ingredienti che accompagnano l’hamburger, ma molto del merito di una ricetta di successo va appunto al bun. Il pane da hamburger (come ampiamente sviscerato in questo articolo dedicato all’argomento), ha il compito di contenere senza impregnarsi, di avere consistenza senza essere troppo duro da mordere ma nemmeno troppo tenero con il rischio di diventare “pappa”, di integrare i sapori senza appesantirli con materiale inerme e senza gusto ma nemmeno sovrapporsi a essi.

Per questo motivo, vale la pena soffermarsi sulla scelta del bun da scegliere. Fortunatamente nella categoria Bakery del catalogo Fine Food Group, la scelta è ampia e, come sempre, di alta qualità.

Che burger sarebbe senza le salse giuste?

Una parte importantissima nella composizione dell’hamburger made in USA perfetto tocca alla scelta del dressing, le salse che vestono hamburger e company all’interno del bun.

Devono perfino “colare” un po’, e mescolarsi al tutto insinuandosi tra un ingrediente e l’altro.

Per il burger americano, la tradizione suggerisce le intramontabili salse base, ovvero maionese e ketchup. A seguire, le salse a base di senape e le specialità tipicamente statunitensi come la Caesar sauce, la BBQ sauce e la Ranch.

Ma la scelta di salse è davvero illimitata, nell’assortimento delle categorie Dressing e Table Sauce del catalogo Fine Food Group!

Oltre alle suddette specialità americane infatti, è possibile sperimentare anche con l’ampia gamma di salse messicane, soprattutto quando si vuole aggiungere un po’ di piccantezza all’insieme. E anche più di un po’ se, per esempio, si opta per salse come la Encona Carolina Chilli sauce!

Per essere davvero made in USA, l’hamburger vuole le patatine!

Non a caso, nel catalogo Fine Food Group l’abbiamo chiamata American potatoes: è la categoria che racchiude tutte le specialità di patate in stile americano, perfette per accompagnare il burger. Dalle più tradizionali Stealth, le patatine fritte a bastoncino disponibili in vari formati, alle Rustic fries o alle Skin-on, le patatine dall’aspetto home made e con la buccia che negli ultimi tempi hanno ottenuto un enorme gradimento.

Affianco al burger, ma anche all’hamburger servito al piatto, insieme a insalata e pomodori affettati, le patatine sono immancabili e devono essere presenti se il nostro obiettivo è servire un piatto in american style!

E per bere? Birra, non si discute!

Magari qualcuno potrà pensare alla Coca Cola, che in quanto a “americanaggine” è forse imbattibile. Ma fatto salvo che ognuno ha i suoi gusti e beve quel che vuole – ci mancherebbe! – il nostro suggerimento per accompagnare l’hamburger va verso una buona birra. Fresca e leggera, come le birre mexican style che proponiamo nel catalogo Fine Food Group: la Negra – dal colore ambrato e gusto corposo, e la Especial, la bionda profumata e piena, le due stelle del brand Modelo, la casa produttrice di birre messicane più famosa del mondo. Oppure virare sullo stile artigianale con la Pacifico Clara, la messicana di malto fortemente aromatizzata.

L’hamburger piace!

L’hamburger da preparare con le ricette made in Usa è una proposta che ha seguaci in tutto il mondo, affezionati consumatori per i quali non c’è niente di meglio. Anche chi ne mangia solo occasionalmente, apprezza il gusto di un buon burger, fatto a regola d’arte, rispettando l’equilibrio dei sapori e utilizzando materie prime di eccellente qualità.

Per tutti i ristoratori, quelli che hanno fatto una scelta precisa in direzione di un menu di questo tipo ma anche per quelli che vogliono offrire un’alternativa in stile burger all’interno di un menu più articolato, Fine Food Group è il partner in grado di offrire le soluzioni migliori, in termini di ampiezza dell’offerta, così come per la flessibilità negli ordinativi e nelle consegne.

La logistica di Fine Food Group è uno dei punti forti dell’azienda, in grado di consegnare in tutta Italia secondo le esigenze del cliente, senza aggravarlo di merce che occupa spazio, rischiando anche di pesare sproporzionatamente all’interno della sua organizzazione.

I consulenti Fine Food Group sono lì apposta, non solo per offrire la loro esperienza sulle scelte di acquisto, ma anche per ogni suggerimento sull’utilizzo degli ingredienti, ottimizzando e facendo fiorire la creatività dello chef con i loro consigli.